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Punti di interesse 1° Tappa

Montale - La Cascina di Spedaletto

Dall'abbazia di San Salvatore in Agna fino alla Cascina di Spedaletto nella Foresta di Acquerino e Cantagallo 

Abbazia di San Salvatore in Agna (m 86)

 

Costruita sulla via Cassia su uno snodo stradale importante, dove in antico si trovava la stazione di posta romana di Hellana, è documentata fin dal 772. Nacque come monastero femminile dipendente dalle regine longobarde. Nel 1028 passò ai monaci benedettini che costruirono la chiesa nelle attuali forme romaniche lombarde e ne svilupparono la vocazione verso la viabilità con la fondazione di altri due ospizi: quello di Sant’Ilario nel bolognese e quello di Spedalino Asnelli nella pianura verso Pistoia. Nel 1429 fu affidata ai canonici regolari lateranensi, nel 1778 passò al Gran Priorato di Cortona e poi ai Covoni e ai Borghese. Recentemente è diventata proprietà della chiesa pistoiese.

La chiesa chiusa al culto nel XVI secolo, trasformata prima in tinaia e poi in bigattiera per l’allevamento dei bachi da seta, ha subito un grosso restauro fra il 1920 e il 1926. Di particolare interesse le tre grandi absidi ben conservate e la cripta con colonne e capitelli di riutilizzo risalenti a epoche diverse a cominciare da quella romana.

 

Bagno termale di Bronia (m 94)

Conosciuto ora come Fonte di Bronia o Vaccai, in antico era chiamato anche Bagno delle Allegrezze perché – racconta il Fioravanti nelle sue “Memorie storiche della città di Pistoia” (1758) - “sanava moltissimi mali” a cominciare da quelli reumatici, ai catarri ecc.... Il Bagno si trovava a poche centinaia di metri dall’abbazia di San Salvatore e doveva rappresentare un notevole motivo di richiamo per i viaggiatori che risalivano la valle dell’Agna ma anche per coloro che percorrevano la via Cassia. Il Fioravanti riferisce che il Bagno era già in decadenza nel 1764, tuttavia le rovine, scrive il Repetti, erano ancora visibili all’inizio del 1800. Ma anche se cessò la sua funzione di Bagno termale, la sua acqua continuò per secoli ad essere molto richiesta.

 

Chiesa di Santa Cristina (m 128)

L’edificio risale all’XI secolo, quando sembra che la zona fosse proprietà della badia di San Salvatore in Agna. In seguito, passò alla famiglia Alberti di Vernio e nel 1335 ai Bardi quando acquistarono la contea di Vernio. Indipendente dall’autorità ecclesiastica e proprietà privata non ebbe funzioni parrocchiali. Nel 1810 la chiesa divenne proprietà dei Guicciardini che nel 1912 costruirono i due altarini a nicchia nelle pareti laterali. Nel 1930 passò alla famiglia Rospigliosi rimanendo, fino a pochi anni fa, unita alla tenuta di Colle Alberto. Attualmente è alle dipendenze della chiesa parrocchiale di Montale. Di notevole interesse è la bella e ben conservata abside e un affresco trecentesco di notevole fattura. Nella chiesa si conserva anche una reliquia della santa.

 

Fattoria e villa di Colle Alberto (m 135). 

 

L’insediamento nasce come luogo fortificato possesso degli Alberti di Vernio e passò ai conti Bardi, come tutta la contea di Vernio, nel 1335. Nel 1606 fu trasformato in villa da Alberto de’ Bardi e assunse la struttura attuale tra il 1756 e il 1766. Nel 1810 fu acquistato dalla famiglia fiorentina dei Guicciardini e nel 1815, figlio del fattore, vi nacque il famoso letterato Pietro Fanfani. Nel 1909 divenne possesso dalla famiglia pistoiese dei Rospigliosi, che la sviluppò come fattoria (nel 1929 vi fu impiantato il primo frantoio elettrico della zona). Alla fine del secolo scorso fu lasciata in donazione alla Misericordi di Pistoia che la utilizza come fattoria (Vino e olio) agriturismo e attività sociali, culturali e ricreative.

 

Monumento “Il sacrificio. Una morte per una vita" (m. 145)

 

La grande scultura di Jorio Vivarelli (Fognano, 12 giugno 1922 – Pistoia, 1 settembre 2008), è del 1979, ma troverà la definitiva sistemazione solo nel 1986 come monumento donato dall'artista al paese natale. Può essere considerata la prima della serie di sculture note come le "Pietre dei Saggi", con le quali l'artista, dopo il periodo della denuncia di una società inumana e crudele che trova nei famosi crocifissi - immagine dell’uomo martoriato dalla guerra e dalla violenza -, la massima espressione, comincia il periodo della ricostruzione. Da un atto di violenza, la lama che taglia il frutto, si libera il seme che diventa l'idea stessa di vita e allo stesso tempo di rinnovamento, di speranza e di liberazione.

 

Fontana con affresco di Ardengo Soffici (m 170)

Monumentale tabernacolo con il quale il podestà del comune di Montale, Mario Amirandoli, volle celebrare il completamento dei lavori dell’acquedotto che riforniva i paesi di Tobbiana e Fognano. La datazione dell’opera si colloca fra il 1933 e il 1934.

L’affresco, e forse anche il progetto dell'intero tabernacolo, sono opera di Ardengo Soffici che ebbe come aiutante il pittore e scultore di Seano Quinto Martini.

Il soggetto si ispira a un miracolo di San Francesco avvenuto sulla strada verso La Verna quando, era estate, per dissetare un contadino che lo accompagnava con il suo asino che per la sete non riusciva più a proseguire, fece sgorgare una sorgente d'acqua dalla roccia.

 

 

Chiesa di S. Martino a Fognano (m 170)

 

Il paese di Fognano è già documentato nel 998 e la chiesa di San Martino nel 1141. La chiesa di impianto romanico, subì sostanziali trasformazioni assumendo forme tardo barocche nel secolo XVIII, quando l’interno fu completamente decorato ad affresco con figure e una complessa architettura con colonne e panneggi recentemente scoperte e restaurate. Lavoro di eccellente fattura, attribuito a Vincenzo Meucci e Lorenzo e Giuseppe del Moro, che rappresenta la decorazione barocca più importante del territorio. Dipendente dalla chiesa, secondo la tradizione, esisteva un ospizio al servizio dei viandanti.

Poco sopra, separata dalla chiesa, si trova la Compagnia delle stimmate del SS Sacramento: un pregevole edificio del primo Settecento.

 

Chiesa di San Michele Arcangelo a Tobbiana (m 339)

 

Una “curtem de Tobiano” è documentata nel 998 e la località “Tobiana” nel 1079. La chiesa, dalla dedica all’arcangelo guerriero, sembrerebbe di origine longobarda e nelle Decime del XIII secolo è alle dipendenze dalla pieve di Villiano (Montale). L’attuale complesso architettonico, posto in scenografica posizione a dominare il paese e la vallata sottostante, è costituito dalla chiesa, dalla compagnia del SS Sacramento con un monumentale altare barocco, dall’elegante torre campanaria in pietra e dalla canonica, e risale, nelle forme attuali, alla prima metà del secolo XVIII quando un imponente lavoro di ristrutturazione modificò completamente la struttura preesistente. 

 

San Poteto (m 621)

 

L’ecclesia S. Potiti è documentata per la prima volta nel 1141 dipendente dalla Badia di San Salvatore in Agna, ma probabilmente è di origine assai più antica risalendo forse al VII secolo quando i missionari proveniente dal meridione per convertire i longobardi che da poco si erano stanziati in questa parte dell’Appennino, dedicarono le loro chiese a santi particolarmente venerati nelle loro zone di origine, e uno di questi sarebbe proprio S. Poteto o Potito. Qui, legato alla chiesa, secondo la tradizione sorgeva un ospizio per l’assistenza dei pellegrini e dei viaggiatori dei quali resta solo il toponimo

 

 

 

Sasso del Diavolo (m 700)

 

In luogo selvaggio e suggestivo, chiamato La Tagliata per la strada che è stata aperta tagliando la parete rocciosa, si trova questo grande masso, affacciato sul precipizio, nel quale è stata inserita un’immagine in terracotta della Madonna dell’Impruneta per proteggere i viandanti. Si racconta che l’immagine sacra sarebbe stata collocata per grazia ricevuta da un vetturino che, rientrando in paese di notte, avrebbe visto in quel luogo il diavolo. Alla sua invocazione alla Madonna, il diavolo per la rabbia avrebbe sferrato un poderoso pugno nella roccia, facendoci il profondo buco che ancora si vede.

 

 

 

Passo degli Acquiputoli (m. 1000)

 

Importante passo, già documentato nel Liber finium del Comune di Pistoia 1255, che prende il nome da un laghetto di acqua stagnante ora scomparso. In questo luogo la strada raggiunge lo spartiacque appenninico per poi scendere verso Cascina di Spedaletto e la valle della Limentra Orientale, mentre, volgendo a Est, si entra nella valle del Bisenzio. Durante l’ultima guerra, per la sua posizione strategica tra le due roccaforti tedesche del Poggio Alto e del Pozzo del Bagno, fu uno snodo importante sulla Linea Gotica e per questo completamente cosparso di mine che causarono quattro morti tra i civili e diversi feriti. 

 

La valle dell’Agna

 

Ricca di conifere, faggete e di boschi di castagno man mano che si scende verso il fondovalle, offre una bellissima visuale sulla sottostante e popolosa pianura tra Pistoia e Firenze chiusa a sud dal Montalbano, ma con lo sguardo che può spaziare anche oltre fino al Monte Serra, all’Amiata e ai monti della Toscana centrale, al Prato Magno e alla Calvana. Il torrente Agna, che un tempo muoveva 34 mulini, è costituito da tre rami che si uniscono poco sotto il paese di Fognano e lungo tutto il suo corso si trovano imponenti serre.

 

A Cascina di Spedaletto (m 881)

 

In questo luogo sullo spartiacque appenninico, come dice il nome, nell’XI secolo sorse una struttura per assistere i viandanti, probabilmente dipendente dalla Badia a Taona, che successivamente troviamo documentata come “Hospitalis de Valle Clara (1220) o “Hospitale de Cavinis” (1255).  L’edificio attuale, costruito sui resti di quello precedente nel XV secolo quando la zona era possesso dei conti Bardi, era chiamato “Ospedaletto Bardi”, nome che mantenne anche quando, nel 1810, passò ai Guicciardini.

Costruito in luogo strategico è stato per secoli ed è tuttora, oltre che di passaggio, anche punto di incontro degli abitanti delle vallate circostanti che il 26 luglio, festa di sant’Anna, vi trovano un giorno di festa grande.

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